Obesità e sottopeso, mali sociali?

Una chiave di lettura di tale divario va ricercata nell'elevata correlazione tra tasso di obesità e condizioni socio-economiche svantaggiate, come anche tra eccesso di peso e bassi livelli di istruzione.Tra gli adulti con un titolo di studio medio-alto (diploma o una laurea) la percentuale degli obesi è pari al 4,5%, mentre sale al 15% tra gli adulti con al massimo la licenza elementare o nessun titolo; tali differenze persistono anche effettuando l’analisi nelle varie fasce di età. Il fenomeno è più accentuato tra le donne. Si rileva infatti che il rischio per una donna con un basso titolo di studio di diventare obesa è di tre/quattro volte superiore alla sua pari diplomata o laureata, mentre è di due volte superiore rispetto ad una donna con il titolo di licenza media inferiore; ciò naturalmente a parità di età. Anche per le persone in sovrappeso si mantiene la relazione inversa tra livello d’istruzione ed eccesso di peso, ma, a differenza che per l’obesità, tale relazione si annulla nelle fasce anziane. Sono quindi le fasce più colte e consapevoli della popolazione italiana quelle che riescono a difendersi meglio dal pericolo rappresentato dall’obesità e dal sovrappeso, che costituiscono una grave minaccia per la salute. Qualche riflessione merita anche la condizione di sottopeso – con ogni probabilità spesso associata a veri e propri disturbi alimentari – che si concentra soprattutto tra le giovani donne con un livello culturale medio-alto. Nella fascia di età 18-24 anni, complessivamente il sottopeso riguarda oltre il 10% dei giovani (tra le donne sfiora il 18%); decresce sensibilmente all’aumentare dell’età fino a raggiungere poco più dell’1% tra gli anziani di 65-74 anni; tra gli ultrasettantacinquenni sale nuovamente al 5% circa. Tra le laureate o diplomate di 18-34 anni circa il 15% è in condizione di sottopeso e la percentuale si riduce al 6,5% tra le donne che hanno raggiunto al massimo la licenza elementare. I dati sul sottopeso, l’altra faccia del problema del sovrappeso, fanno pensare a uno squilibrio, sul quale pesano complessi intrecci di fattori socio-economici e culturali, del modo di alimentarsi di fasce non trascurabili della popolazione del nostro paese.
È un "paradosso alimentare" che si ripropone su scala mondiale: mentre nel Sud del mondo si
lotta per salvare i bambini dalla malnutrizione, nel Nord si mangia troppo, si mangia male e si
ingrassa troppo, tanto che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obesità è "uno dei
maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi", addirittura "una nuova epidemia
mondiale". Il problema della sovralimentazione è in costante crescita, al punto che oggi nel
mondo il numero di persone in sovrappeso e obese uguaglia quello delle persone sottopeso.
Cattiva alimentazione e obesità sono un portato dell’Occidente e, man mano che le abitudini
alimentari occidentali viaggiano dai paesi ricchi a quelli poveri, aumenta la proporzione di obesi
in questi ultimi, con una differenza sostanziale: mentre nei paesi industrializzati le fasce più a
rischio di sovrappeso e obesità sono quelle più sfavorite, in quelli non industrializzati, nei quali
ricchezza e prestigio significano anche abbondanza di cibo, le fasce più esposte a questa
patologia sono quelle economicamente privilegiate
Il controllo del peso e le diete
Nell’adozione di comportamenti salutari, quali ad esempio il controllo del peso corporeo, sono
le donne più degli uomini a mostrare attenzione per il proprio peso. Il 61,9% delle donne
controlla il peso almeno una volta al mese contro il 46,4% degli uomini. Sono prevalentemente
giovani o adulte (soprattutto fino ai 40 anni) le donne che si controllano con maggior
frequenza, specie se in condizioni di sovrappeso, percentuale che scende nel caso di donne
obese.
Tra le persone obese adulte solo il 18% (ed il 13% di quelle in sovrappeso) segue un regime
dietetico particolare, contro l'11% della popolazione adulta in generale; nel 65% dei casi per gli obesi (e nel 56% per le persone in sovrappeso) si tratta di una dieta di tipo ipocalorico.
È un "paradosso alimentare" che si ripropone su scala mondiale: mentre nel Sud del mondo si lotta per salvare i bambini dalla malnutrizione, nel Nord si mangia troppo, si mangia male e si ingrassa troppo, tanto che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obesità è "uno dei maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi", addirittura "una nuova epidemia mondiale". Il problema della sovralimentazione è in costante crescita, al punto che oggi nel mondo il numero di persone in sovrappeso e obese uguaglia quello delle persone sottopeso. Cattiva alimentazione e obesità sono un portato dell’Occidente e, man mano che le abitudini alimentari occidentali viaggiano dai paesi ricchi a quelli poveri, aumenta la proporzione di obesi in questi ultimi, con una differenza sostanziale: mentre nei paesi industrializzati le fasce più a rischio di sovrappeso e obesità sono quelle più sfavorite, in quelli non industrializzati, nei quali ricchezza e prestigio significano anche abbondanza di cibo, le fasce più esposte a questa patologia sono quelle economicamente privilegiate.

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