Il controllo del peso e le diete

Nell’adozione di comportamenti salutari, quali ad esempio il controllo del peso corporeo, sono le donne più degli uomini a mostrare attenzione per il proprio peso. Il 61,9% delle donnecontrolla il peso almeno una volta al mese contro il 46,4% degli uomini. Sono prevalentemente giovani o adulte (soprattutto fino ai 40 anni) le donne che si controllano con maggiorfrequenza, specie se in condizioni di sovrappeso, percentuale che scende nel caso di donneobese.Tra le persone obese adulte solo il 18% (ed il 13% di quelle in sovrappeso) segue un regimedietetico particolare, contro l'11% della popolazione adulta in generale; nel 65% dei casi per gli obesi (e nel 56% per le persone in sovrappeso) si tratta di una dieta di tipo ipocalorico.

Obesità e sottopeso, mali sociali?

Una chiave di lettura di tale divario va ricercata nell'elevata correlazione tra tasso di obesità e condizioni socio-economiche svantaggiate, come anche tra eccesso di peso e bassi livelli di istruzione.Tra gli adulti con un titolo di studio medio-alto (diploma o una laurea) la percentuale degli obesi è pari al 4,5%, mentre sale al 15% tra gli adulti con al massimo la licenza elementare o nessun titolo; tali differenze persistono anche effettuando l’analisi nelle varie fasce di età. Il fenomeno è più accentuato tra le donne. Si rileva infatti che il rischio per una donna con un basso titolo di studio di diventare obesa è di tre/quattro volte superiore alla sua pari diplomata o laureata, mentre è di due volte superiore rispetto ad una donna con il titolo di licenza media inferiore; ciò naturalmente a parità di età. Anche per le persone in sovrappeso si mantiene la relazione inversa tra livello d’istruzione ed eccesso di peso, ma, a differenza che per l’obesità, tale relazione si annulla nelle fasce anziane. Sono quindi le fasce più colte e consapevoli della popolazione italiana quelle che riescono a difendersi meglio dal pericolo rappresentato dall’obesità e dal sovrappeso, che costituiscono una grave minaccia per la salute. Qualche riflessione merita anche la condizione di sottopeso – con ogni probabilità spesso associata a veri e propri disturbi alimentari – che si concentra soprattutto tra le giovani donne con un livello culturale medio-alto. Nella fascia di età 18-24 anni, complessivamente il sottopeso riguarda oltre il 10% dei giovani (tra le donne sfiora il 18%); decresce sensibilmente all’aumentare dell’età fino a raggiungere poco più dell’1% tra gli anziani di 65-74 anni; tra gli ultrasettantacinquenni sale nuovamente al 5% circa. Tra le laureate o diplomate di 18-34 anni circa il 15% è in condizione di sottopeso e la percentuale si riduce al 6,5% tra le donne che hanno raggiunto al massimo la licenza elementare. I dati sul sottopeso, l’altra faccia del problema del sovrappeso, fanno pensare a uno squilibrio, sul quale pesano complessi intrecci di fattori socio-economici e culturali, del modo di alimentarsi di fasce non trascurabili della popolazione del nostro paese.
È un "paradosso alimentare" che si ripropone su scala mondiale: mentre nel Sud del mondo si
lotta per salvare i bambini dalla malnutrizione, nel Nord si mangia troppo, si mangia male e si
ingrassa troppo, tanto che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obesità è "uno dei
maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi", addirittura "una nuova epidemia
mondiale". Il problema della sovralimentazione è in costante crescita, al punto che oggi nel
mondo il numero di persone in sovrappeso e obese uguaglia quello delle persone sottopeso.
Cattiva alimentazione e obesità sono un portato dell’Occidente e, man mano che le abitudini
alimentari occidentali viaggiano dai paesi ricchi a quelli poveri, aumenta la proporzione di obesi
in questi ultimi, con una differenza sostanziale: mentre nei paesi industrializzati le fasce più a
rischio di sovrappeso e obesità sono quelle più sfavorite, in quelli non industrializzati, nei quali
ricchezza e prestigio significano anche abbondanza di cibo, le fasce più esposte a questa
patologia sono quelle economicamente privilegiate
Il controllo del peso e le diete
Nell’adozione di comportamenti salutari, quali ad esempio il controllo del peso corporeo, sono
le donne più degli uomini a mostrare attenzione per il proprio peso. Il 61,9% delle donne
controlla il peso almeno una volta al mese contro il 46,4% degli uomini. Sono prevalentemente
giovani o adulte (soprattutto fino ai 40 anni) le donne che si controllano con maggior
frequenza, specie se in condizioni di sovrappeso, percentuale che scende nel caso di donne
obese.
Tra le persone obese adulte solo il 18% (ed il 13% di quelle in sovrappeso) segue un regime
dietetico particolare, contro l'11% della popolazione adulta in generale; nel 65% dei casi per gli obesi (e nel 56% per le persone in sovrappeso) si tratta di una dieta di tipo ipocalorico.
È un "paradosso alimentare" che si ripropone su scala mondiale: mentre nel Sud del mondo si lotta per salvare i bambini dalla malnutrizione, nel Nord si mangia troppo, si mangia male e si ingrassa troppo, tanto che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obesità è "uno dei maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi", addirittura "una nuova epidemia mondiale". Il problema della sovralimentazione è in costante crescita, al punto che oggi nel mondo il numero di persone in sovrappeso e obese uguaglia quello delle persone sottopeso. Cattiva alimentazione e obesità sono un portato dell’Occidente e, man mano che le abitudini alimentari occidentali viaggiano dai paesi ricchi a quelli poveri, aumenta la proporzione di obesi in questi ultimi, con una differenza sostanziale: mentre nei paesi industrializzati le fasce più a rischio di sovrappeso e obesità sono quelle più sfavorite, in quelli non industrializzati, nei quali ricchezza e prestigio significano anche abbondanza di cibo, le fasce più esposte a questa patologia sono quelle economicamente privilegiate.

Esame obiettivo della patologia nutrizionale

L'esame obiettivo può fornire le prove di una patologia nutrizionale. Ciascun apparato dell'organismo può essere interessato da una patologia nutrizionale. Per esempio, il sistema nervoso centrale (SNC) è interessato nella pellagra, nel beriberi, nella carenza o nell'eccesso di piridossina e nella carenza di vitamina B12. Il gusto e l'olfatto sono interessati nella carenza di zinco. L'ipertensione, il diabete e la malattia coronarica sono associati all'obesità. Il sistema GI può essere alterato in caso di malnutrizione e di alcolismo. La cavità orale (labbra, lingua, denti, gengive e mucosa buccale) è interessata in caso di carenza delle vitamine del complesso B e nello scorbuto. Gli effetti della malnutrizione sulla cute possono includere eruzioni cutanee, petecchie emorragiche, ecchimosi, discromie, edema e secchezza. Le ossa e le articolazioni vengono colpite nel rachitismo, nell'osteomalacia, nell'osteoporosi e nello scorbuto.

Anamnesi nutrizionale

L'anamnesi nutrizionale è inevitabilmente intrecciata con l'anamnesi medica, che può spesso fornire degli indizi sulla natura della patologia nutrizionale. Per esempio, una storia di emorragia GI può spiegare un'anemia sideropenica; il trattamento dell'acne con la vitamina A può portare a una tossicità da vitamina A che si manifesta con cefalea, nausea e diplopia; e un aumento di volume della tiroide può essere dovuto a una carenza di iodio. Le condizioni che predispongono alle malattie nutrizionali comprendono un grave sottopeso, un grave sovrappeso, un recente calo ponderale, l'alcolismo, il malassorbimento, l'ipertiroidismo, la febbre protratta, la sepsi, le diete di moda, l'uso delle droghe e le malattie psichiatriche.
La raccolta dell'anamnesi nutrizionale deve includere le notizie sul cibo assunto nell'arco delle 24 ore e un questionario sulla frequenza dei pasti, che ponga domande circa i cibi o le categorie di cibo più frequentemente assunti. Informazioni più dettagliate si possono ottenere da un diario alimentare, in cui il paziente registra cosa ha mangiato in un periodo di 3 giorni, o una dieta pesata a libitum, in cui il cibo viene scelto dal paziente e pesato ogni giorno per 3-7 giorni. L'ultimo metodo è il più accurato ed è di solito riservato alle ricerche cliniche.

VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE

L'alimentazione influenza la pratica clinica in tutte le branche della medicina ed è importante in tutte le fasi della vita. La nutrizione clinica è l'applicazione dei principi della scienza della nutrizione e della pratica medica alla diagnosi, alla terapia e alla prevenzione delle malattie dell'uomo causate dalla carenza, dall'eccesso o dagli squilibri metabolici delle sostanze nutritive.
La malnutrizione e gli altri stati carenziali, come il marasma, il kwashiorkor, la xeroftalmia e il rachitismo, sono le principali cause di morbilità e mortalità, non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche nei paesi industrializzati in condizioni di privazione. La malnutrizione si verifica nella dipendenza da alcol e droghe, nelle malattie prolungate di varia eziologia e come complicanza di alcune procedure mediche e chirurgiche.
L'alimentazione è compromessa in molte malattie sistemiche, a volte con gravi effetti collaterali sullo stato di salute. Quindi, molti centri medici hanno creato dei gruppi di supporto nutrizionale in cui collaborano medici, chirurghi, infermieri, dietisti, farmacisti e tecnici di laboratorio. Questi gruppi identificano i pazienti che necessitano di un supporto nutrizionale, determinano il loro stato nutrizionale, raccomandano una dieta terapeutica e si occupano del follow-up a lungo termine. Se non si può mantenere un apporto nutritivo adeguato per via orale, è necessario somministrare una nutrizione enterale o parenterale a seconda dei casi.
I fattori nutrizionali possono avere un ruolo nello sviluppo di diverse malattie croniche degenerative, come il cancro, l'ipertensione e la malattia coronarica. Diete speciali sono importanti nel trattamento di molte malattie metaboliche ereditarie, come la galattosemia e la fenilchetonuria.
La valutazione dello stato nutrizionale deve essere parte di ogni valutazione generale dello stato di salute e comprende la raccolta anamnestica, l'esame obiettivo e selezionati esami di laboratorio. Problemi pertinenti possono essere rappresentati dal tasso di crescita e di sviluppo nei lattanti e nei bambini, dalla composizione dell'organismo nei bambini e negli adulti o dall'evidenza di specifiche carenze o eccessi delle sostanze nutritive essenziali in ogni paziente.

LA RIABILITAZIONE PSICONUTRIZIONALE

Il Reparto segue un programma di tipo riabilitativo che prevede un trattamento multidisciplinare condotto da varie figure professionali, (medico, psicologo, dietista, capo sala, psicomotricista, infermieri) focalizzato sia sugli aspetti psicologici che nutrizionali attraverso un modello chiamato dolce perché non prevede l'uso di metodi aggressivi come flebo, sondino naso-gastrico o nutrizione parenterale ed ha la durata di due mesi di ricovero e tre di Day-Hospital. L'obiettivo è di dare al paziente un vero controllo sull'alimentazione per arrivare ad una condizione psicofisica idonea da permettere di usufruire efficacemente delle psicoterapie e così trovare nuove e più salutari soluzioni di vita.
Il trattamento si sviluppa in quattro fasi:
Fase motivazionale
Fase di ricovero o di affidamento
Fase del day hospital
Fase ambulatoriale domiciliare
Le attività terapeutiche si differenziano e si succedono nelle varie fasi del trattamento anche sulla base delle necessità e delle condizioni psico-fisiche del singolo paziente nei vari momenti del programma. Sono previste comunque psicoterapie di gruppo, sedute di terapia corporea e fitness; sedute di gruppo psicoeducazionale ed educazione sessuale. Nella seconda parte del programma, alcune attività terapeutiche vengono modificate per dar luogo a gruppi di rieducazione alimentare e di autocontrollo più speficatamente indirizzati alle gestione autonoma, successiva alla degenza.
Il reparto è dotato di un proprio sistema ambulatoriale di accettazione e controllo successivo.
Durante il programma e dopo, sono previsti incontri, a frequenza quindicinale, con i familiari dei pazienti.

DI COSA SI TRATTA

Per obesità si intende un aumento patologico del peso e dei pannicoli adiposi. Chiaramente per poter parlare di peso superiore o inferiore al "peso ideale" è necessario specificare a cosa si riferiscono questi parametri. Probabilmente dopo l'introduzione degli "Indici di Massa Corporea" (Body Mass Index - BMI) è divenuto più facile classificare l'obesità adulta rispetto a quella infantile. L'IMC mette in relazione il peso in chilogrammi e l'altezza in metri al quadrato.

CHE COSA SI RISCHIA

Alterazioni del metabolismo
Ipertensione arteriosa
Diabete mellito
Disturbi cardiovascolari
Disturbi alle vie respiratorie
Disturbi osteoarticolari (infiammazioni delle ossa)
Stasi venosa
Ipercolesterolemia
Ipertrigliceridemia
Tumori
Mortalità prematura
Infertilità
Dismenorrea
Disturbi sessuali (riduzione della libido, impotenza)
Disturbi del sonno

IL GRASSO NON E’ UGUALE PER TUTTI

Il grasso non si deposita su tutti con la stessa concentrazione né tanto meno sugli stessi punti del corpo. Molto dipende dal sesso e dalla tipologia della persona: se é del biotipo androide, le zone più soggette ad “ingrassare” sono quelle dalla vita in su (mento, collo, dorso, pancia); il biotipo ginoide tende invece ad accumulare l’adipe su fianchi, gambe, glutei.

QUANDO DEFINIRSI OBESI

L’obesità é in aumento tanto da essere considerata un problema di matrice sociale. La percentuale degli obesi é davvero elevata: il 30% degli uomini ed il 40% delle donne, senza contare il numero sempre più crescente di bambini e ragazzi sopraffatti (a causa della sedentarietà ma anche di scorrette abitudini alimentari) dai chili di troppo. Ma qual é la sottile linea che separa il soggetto “grasso” da quello “obeso”? Anche in questo caso é questione di percentuale: se l’eccesso ponderale supera del 10%-20% il peso ideale significa che siamo di fronte ad obesità, un quadro clinico dalle molteplici sfaccettature. L’obesità viene classificata in tre categorie distinte: piccola obesità, media obesità e grande obesità (quando l’eccesso ponderale é superiore al 70% del peso ideale). E’ importante prevenire in tempo l’accumulo eccessivo del grasso responsabile di molte disfunzioni. Una lipoaspirazione può servire in questo caso a riequilibrare l’indice di massa corporea.